C’è un suono che chi lavora nei parchi eolici impara a riconoscere. Non è il vento. Non è il ronzio regolare delle pale. È il silenzio improvviso dopo un bagliore lontano, quello che precede l’interruzione di potenza, il blackout.
Ogni volta che un fulmine colpisce una turbina eolica, l’energia che dovrebbe alimentare case e aziende si trasforma in pericolo: danni invisibili, circuiti compromessi, pale da riparare sospese a decine di metri dal suolo. E il rischio non è solo per le macchine. È per tutto ciò che è connesso a quella produzione: affidabilità, costi, tempo.
Ma cosa succede davvero dentro una pala eolica quando viene colpita da un fulmine?
Non basta osservare il danno. Bisogna prevedere il percorso che la corrente seguirà. Bisogna sapere dove si infiltra, quando diventa instabile, se troverà una via di fuga oppure consumerà la fibra di carbonio dall’interno, lasciando un guscio integro ma strutturalmente compromesso.
Gli ingegneri di NTS lo sanno bene, per questo hanno iniziato a ricostruire la traiettoria del fulmine non solo nei cieli, ma nei materiali, usando simulazioni multifisiche avanzate grazie ai software COMSOL.
I modelli derivati dalle simulazione hanno consentito di scoprire qualcosa che ha cambiato il modo di progettare le protezioni delle turbine eoliche, correggendo le supposizioni non corrette che lasciavano esposto il cuore della turbina.
Durante una simulazione, un’anomalia ha messo in discussione un’intera metodologia progettuale. Nessuno se l’aspettava. Nessuno sapeva se fosse un errore o… qualcosa che avevano sempre ignorato.
Vuoi scoprire cosa hanno trovato?
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